| 2) Perché la storia di Marco ed Eva ci interessa tanto? Forse siamo tutti un poco attratti da questo rapporto a metà tra l'erotico (nel suo senso lato e originario) e il confidenziale. Ci affascina la loro posizione mediana tra amanti e fratelli, quasi che per essere amanti, nel modo più puro e innocente, si debba pure sentirsi FRATELLO e SORELLA in senso indefinito. Come se la condizione di ogni vero incontro fosse un'originaria e identica provenienza. Poi, soprattutto, la persuasione che la Via verso l'unione definitiva (e mai compiuta nella finitezza del cammino della nostra vita) sia composta di passi lunghi, dolorosi, impervi, un calvario che ci fa capire quanto nell'amore contino il silenzio e l'attesa. Il finale della prima serie, a mio avviso, è un piccolo capolavoro in questo senso: salgono e scendono, le scale, non si trovano, devono imparare ad accettare il tempo, nella promessa che il LORO tempo sia già in salvo da sempre. Ma, alla fine, le inquadrature in primo piano ai loro volti ci portano verso il punto più alto ( e questo, dico, solo il cinema può fare): noi non vediamo dove guardano precisamente, non li vediamo nemmeno guardarsi effettivamente. Vediamo solo il loro sguardo che punta verso l'illimitato: appare il desiderio umano e la sua apertura infinita. Da lì si deve ripartire, sempre, ogni volta.
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