| Le figlie di Claudio debuttano sul palcoscenico
di Ariela Piattelli - giovedì 11 gennaio 2007, 00:00 I figli d’arte hanno la vita facile? No, o almeno non tutti, se si pensa che alcuni tra questi iniziano il proprio percorso artistico sul campo, o meglio sul palco del teatro. Ed è il caso di Alessia e Giulia Amendola (le giovani figlie di Claudio) che saranno in scena insieme a Matteo Branciamore («I Cesaroni») al teatro Greco con La partitella, da oggi fino al 4 febbraio, il testo teatrale scritto da Giuseppe Manfridi per la regia di Ennio Coltroni.
Alessia ha quasi ventiquattro anni, due anni fa si è misurata per la prima volta con un palcoscenico, poi però ha scelto di intraprendere la carriera del doppiatore, perché non ama esporsi ai riflettori e conosce bene i pro e i contro del successo.
Quando ha letto il testo de La partitella ha deciso di tornare a teatro, perché la commedia, che parla di un gruppo di ragazzi in bilico tra l’ultimo anno del liceo e l’università, le calza a pennello: «Si torna sempre all’ovile, quindi rieccomi al teatro! - dice Alessia, un po’ emozionata per il debutto di questa sera -. Ho scelto di interpretare questo testo perché quando l’ho letto mi è piaciuto molto, poi volevo lavorare con Ennio (Coltroni ndr), che considero un grande regista. Il teatro è faticoso, ma è vera e propria scuola di vita. Insieme agli altri attori mi sto divertendo come una pazza. Siamo venti ragazzi, una gabbia di matti, Ennio con noi è davvero un santo. Sembriamo sul serio il gruppo rappresentato ne La partitella, nessuno è protagonista, perché è un lavoro corale dove una voce non supera l’altra».
E seppur insieme alla sorellina Giulia e a papà Claudio è già apparsa in tv negli spot di una compagnia di telefonia mobile, in materia di grandi e piccoli schermi ha le idee molto chiare: «Tv e cinema mi spaventano perché non amo i riflettori puntati sui personaggi - spiega -. Forse proprio perché sono figlia d’arte la penso così: ho visto mio padre destreggiarsi nel suo successo, quando andiamo a mangiare una pizza la gente si avvicina e chiama “Claudio, Claudio”, sarà anche legittimo, può fare persino piacere, ma difficilmente si ha un attimo di pace. Mi spaventa la componente aggressiva del successo, e pensare che c’è chi impazzisce per la
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